“Ma che cosa c’è in fondo a questa notte, quando l’ ora del lupo guaisce
e il nuovo giorno non arriva mai,
mai e il buio è un fischio lontano che non finisce
di minuti lunghi come il sudore,
di ore che tagliano come falci
e i tuoi pensieri solo un cane in chiesa
che tutti prendono a calci…” (*) tratto da “Signora Bovary”
È successo lo scorso anno. Ero in Abruzzo e stavo fotografando, dopo il tramonto, la Rocca di Calascio. Ad un certo punto ho sentito ululare. C’ero io, i lupi in lontananza e la Rocca. È stato come nel film: “Lupo ululà, castello ululì”. Scherzi a parte ho avuto un bel po’ di fifa.
Quella del lupo è da sempre una figura romantica ma che incute anche paura. Tutti ricordiamo con affetto il “Balla coi lupi” di Kevin Costner. Ma ricordiamo anche con paura la figura del lupo in tante fiabe.
Da parecchi anni i lupi stanno tornando a popolare le nostre montagne. E a e piacerebbe sapere qualcosa di più in merito a questa presenza.
Per questo motivo ho intervistato Andrea Bortolini che, diversi anni fa, partecipò a un censimento dei lupi sull’Appennino bolognese.