“Lo capisco se mi prendi per le mele
Ma ci passo sopra, gioco e non mi arrendo
Ogni giorno riapro i vetri e alzo le vele, se posso prendo
Quando perdo non sto lì a mandar giù fiele e non mi svendo
E poi perdere ogni tanto ci ha il suo miele
E se dicono che vinco, stan mentendo
Perché quelle poche volte che busso a bastoni
Mi rispondono con spade o con denari
La ragione diamo e il vincere ai coglioni, oppure ai bari
Resteremo sempre a un punto dai campioni (tredici è pari)
Ma si perda perché siam tre volte buoni
E si vinca solo in sogni straordinari” (*)
(*) tratto da “Canzone di Notte N. 3”
Ascoltando questa canzone, con l’accenno ironico nel primo verso (“lo capisco se mi prendi per le mele”), mi è tornata in mente la storia della Mela Rosa Romana. Proprio quella di cui abbiamo parlato recentemente qui su La Voce della Montagna.
In effetti l’ironia di questi versi non sembra rendere onore ad una storia come quella della Mela Rosa. Però, nel finale di questa strofa, c’è quell’accenno ai “sogni straordinari” che si sposa alla perfezione con questo progetto.
L’idea di recuperare e valorizzare questo antico frutto è proprio un “sogno straordinario”. Una pazza idea venuta ad un gruppo di persone che, nell’intervista ad Antonio Contini Carboni, ho paragonato ai “Quattro amici al bar” di Gino Paoli. Forse questi amici dell’appennino bolognese non puntavano a “cambiare il mondo” come i ragazzi della canzone. Ma sicuramente hanno dato vita ad un progetto che potrebbe cambiare l’economia agricola di questi territori.
Di tutto questo abbiamo parlato nel podcast della tappa odierna a Riola.