Quattro passi nel letto del grande fiume

La siccità dei record, mai così poca pioggia negli ultimi 200 anni. Così è stata definita questa arsura che sembra non aver fine. Ma io volevo guardarla negli occhi e allora, sabato mattina, mi sono concesso una passeggiata nel letto del “grande fiume” (o sedicente tale).
Lo scenario è desolante. Un rigagnolo quasi stagnante ecco come si presenta quel fiume che, con la rete dei suoi affluenti, dovrebbe essere l’arteria vitale della pianura padana.
Quando, dopo tanto camminare, ti trovi di fronte ad un po’ di acqua la scena è quasi “moseitica” (lo so che il termine non esiste, ma suonava molto figo). Solo che Mosè, di fronte a Mar Rosso, dovette provare un senso di onnipotenza. Tu invece qui, di fronte a questo fiume “evaporato”, provi solo un senso di sconforto e inquietudine.

Quella che, in altri periodi dell’anno, viene chiamata “isola” adesso la raggiungi a piedi. Potrebbe essere quasi un Mont Saint-Michel fluviale della bassa padana. Se non fosse che qui le maree c’entrano poco.
E lì, sull’isola al centro del Po, la flora resiste e si aggrappa alle ultime tracce di umidità.

Ma non finisce mica qui. Sono sicuro infatti che, tra pochi mesi, torneremo qui per documentare l’ennesima piena straordinaria. E via così a colpi di eventi climatici abnormi. Perchè “Global Warming” vuol dire questo: vivere in un mondo dove la normalità è un lusso perduto.

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