Un altro giorno è andato

“E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito
Quanto tempo è ormai passato e passerà?
Le orchestre di motori ne accompagnano i sospiri
L’oggi dove è andato l’ieri se ne andrà” (*) tratto da Un altro giorno è andato

Un altro giorno di viaggio è andato. Questa volta non ho una nuova tappa da raccontare. Sono qui a Pistoia e faccio il turista in città.
La passeggiata mattutina con Nicola Giuntoli è stata l’occasione per tornare sui miei passi. Abbiamo parlato ancora una volta di Castello e, ripartendo da quella bellissima tappa, siamo tornati alle origini di questo progetto della Via Francesca della Sambuca.

Il PODCAST dell’intervista è su Radio Frequenza Appennino CLICCA QUI

‘a nin pòs piò!

“E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano
Che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano:
Ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite,
Sembrava avesse dentro un potere tremendo,
La stessa forza della dinamite,” (*)

(*) tratto da La Locomotiva di Francesco Guccini

Il titolo di questo post “A nin pòs piò” è tratto dall’esclamazione di Guccini al termine del disco live “Dalla via emilia al west”. Mi sembrava il titolo perfetto per la fine del mio viaggio.

Nell’intervista di oggi si parla di treni e di binari. In particolare della storica ferrovia Porrettana. Ideata da due stati confinanti, lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, venne realizzata da Regno d’Italia.
Fino alla prima metà del ‘900 fu la spina dorsale dei collegamenti tra Nord e Sud d’Italia.

La ferrovia Porrettana in una foto storica

Di questo ed altro ancora parliamo con Maretto Braccialini presidente della Pro loco di Piteccio CLICCA QUI.

Castello e Pavana un ricordo lasciato tra i castagni dell’ Appennino (tappa 4, San Pellegrino al Cassero)

“Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino,
dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castello
e Pavana un ricordo lasciato tra i castagni dell’ Appennino,
l’ inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello.” (*) tratto da Amerigo

Sono arrivato a San Pellegrino e, come diceva la canzone, castello e Pàvana sono un ricordo ormai lontano. Io sono a pochi Km ma lo zio Amerigo (al secolo Enrico) era negli Usa e d aveva abbandonato qui le sue Radici.

Già, le Radici. Perchè questo posto, il Mulino di Chicon, è

“La casa sul confine dei ricordi
La stessa sempre, come tu la sai
E tu ricerchi là le tue radici
Se vuoi capire l’anima che hai”

Questo Mulino rappresenta tanto per noi affezionati alle canzoni di Guccini. Eppure questo luogo, per tutti noi, è solo un simbolo. Però forse è importante perché ci ricorda l’importanza di non smarrire le nostre radici.

L’intervista di questa tappa con Silvano Bonaiuti è sul PODCAST di Radio Frequenza Appennino CLICCA QUI