Everyone says Via degli Dei. Everyone says Jazz!

E’ proprio come il titolo del famoso film di Woody Allen: Tutti dicono… Via degli Dei! Questo è quello che penso.

Quando parli con qualcuno di “Cammini” il discorso finisce inevitabilmente per scivolare su di lei: la Via degli Dei. Stai chiacchierando con gli amici e racconti la tua esperienza, ad esempio, sulla Via Francesca della Sambuca. C’è sempre qualcuno ti risponde: “Anch’io, prima o poi, volevo fare un Cammino, pensavo di iniziare con la… Via degli Dei”. Dico sul serio, è capitato anche a me. Ero a tavola in un ristorante di Porretta. Raccontavo la mia esperienza in cammino da Bologna a Pistoia e una signora mi dice: “Pure mia figlia ha fatto la Via Francesca della Sambuca”. Io le rispondo: “Noooo, ti stai sbagliando, tua figlia non ha fatto la Via Francesca”. Ma lei insiste: “Ti dico che è così, lo scorso anno”. Ma il mio intuito non sbaglia e quindi le ripeto: “Sei sicura? Secondo me è una cosa improbabile”. Alla fine arriva la salomonica conclusione della signora: “Si, ti dico che mia figlia ha fatto la Via Francesca, l’ha percorsa tutta… fino a Firenze”. E te pareva!

D’altra parte mi era già successo durante il mio cammino. Ero alla fine della prima tappa sulla Via Francesca. Arrivo a Sasso Marconi e l’albergatore dove avevo prenotato una stanza mi viene incontro, vede il mio zaino e mi dice: “Hai la credenziale da timbrare? Ho visto lo zaino, starai facendo Via degli Dei”.
Il giorno seguente si ripete l’increscioso malinteso. Sono appena ripartito per la seconda tappa. Una ragazza che fa jogging mi vede e si avvicina. “Scusa, non voglio farmi gli affari tuoi” – esordisce la ragazza – “Ma se stai facendo la Via degli Dei vai nella direzione sbagliata”.

Insomma è così: la Via degli Dei è sulla bocca di tutti. Non hai mai fatto un cammino ma vuoi dire la tua? Allora tira in ballo la Via degli Dei. Ti senti escluso e vuoi entrare in un discorso: parla del cammino che va da Bologna a Firenze. Quando si parla di un Cammino nel 99% dei casi il discorso finisce lì tra i monti Venere e Adone.
Sono quasi arrivato a pensare che forse, un giorno non troppo lontano, scriveranno nella Costituzione che ogni italiano, almeno una volta nella vita, deve fare la Via degli Dei. Quasi come il pellegrinaggio alla Mecca per i musulmani. Io non ce l’ho con questo cammino, sia ben chiaro. La Via degli Dei attraversa territori meravigliosi. Sicuramente è un tracciato che è stato valorizzato nel migliore dei modi possibili e che i gruppi promotori sanno gestire benissimo. Il problema, a mio avviso, sta nel paradosso della comunicazione per cui, alla fine, si parla sempre di ciò di cui si parla già. La “biodiversità della comunicazione”, se così possiamo chiamarla, è in forte crisi nella nostra Società. Ma questo sarebbe un discorso molto più ampio.

Una cosa molto simile accade anche per il Porretta Soul. In questo caso potremmo dire, sempre parafrasando Woody Allen: “Tutti dicono… Jazz!”. Dico davvero, ascoltate la mia esperienza.
Io, come sanno bene i miei amici, sono innamorato di Porretta e del suo Soul Festival. Quindi mi capita spesso di parlarne con altre persone. E la reazione è quasi sempre la stessa. Invito un amico alla prossima edizione del Porretta Soul e quello mi risponde: “Si, mi piacerebbe. Ma in verità io non me ne intendo di Jazz”. Una volta stavo parlando con un bolognese (avete letto bene “un bolognese”) e gli dico “Io sono su per tutta la settimana del Porretta Soul, dai vieni a trovarmi!”. Quello mi risponde “Eh! Si, lo sapevo che a Porretta ogni anno, in luglio, c’è il Jazz”. Ma cazzo! te lo avevo detto in premessa. Nella mia domanda c’era già la risposta, bastava ascoltarmi. Niente! è più forte di loro: se non sanno cosa dire ma vogliono intervenire allora tirano in ballo il Jazz. Sono anche arrivato ad una conclusione: se una musica è bella e di qualità ma non ci capisci un cazzo allora quello è Jazz, per definizione.

Che poi, anche il Jazz è bellissimo. Io stesso lo apprezzo. Mi sono comprato, per ben due volte, il CD del “Köln Concert” di Keith Jarrett (la seconda volta perché il primo CD me lo avevano fregato). Quel concerto è veramente mitico, tutti dovrebbero ascoltarlo almeno una volta nella vita. Perché il Jazz è geniale, ha un fascino incredibile, una bellezza irrazionale ed anarchica… ma dopo un po’ che lo ascolti… dü maròn! Il Jazz è così: a tutti piace parlarne ma nessuno si ferma ad ascoltarlo più di 5 minuti consecutivi.
Quindi il Jazz, se vogliamo, è un po’ come la Via degli Dei: sta sulla bocca di tutti. Prendi ad esempio un tizio dall’altra parte del mondo, diciamo un Giapponese, e chiedigli dove si fa musica di un certo livello in Italia. Quello sicuramente ti risponderà: Umbria Jazz. Vai invece da uno di Marzabotto e fagli ascoltare qualche brano dal Porretta Soul. Lui, trasecolando, ti risponderà: “Ma fanno una cosa del genere a Porretta? E da quando?”.
A prima vista si potrebbe pensare alle due “cenerentole”: quella dei cammini e quella della musica. In realtà, e ci sono arrivato col tempo, quello che accomuna Via Francesca e Porretta Soul è la scelta della Qualità in favore della Quantità. Un vecchio spot diceva “per molti ma non per tutti”. Questo cammino e questo festival non sono per tutti, ma nemmeno per molti.

Mi spiego meglio. La Via Francesca della Sambuca non vuole essere una “autostrada dei cammini” ma piuttosto l’occasione per la scoperta di un territorio e, contestualmente, per la ricerca di sé stessi in rapporto con la Natura e con quel territorio. Lo spirito di chi affronta questo cammino non deve essere quello del “punzonatore seriale” della credenziale. Il pellegrino sulla Via Francesca deve essere animato da un sano ed irrefrenabile istinto di ricerca (interiore e non solo).
Lo stesso discorso vale per il Porretta Soul, un festival il cui scopo non è quello di “sbigliettare” e fare cassa. Oggi, troppo spesso, la musica è ridotta a un fenomeno commerciale guidato solo dalla necessità di vendere. Al Porretta Soul invece si fa musica esclusivamente per il divertimento del pubblico e, in primo luogo, del suo fondatore. E’ un Festival fatto per passione e con passione.

In conclusione, io penso che la Via Francesca della Sambuca e il Porretta Soul, ognuno a modo suo, siano due realtà che vanno controcorrente rispetto all’omologazione culturale dominante e cercano, non senza fatica, di affermare la loro specificità in un “mondo preconfezionato” che tende ad uniformare ogni cosa. Ed è proprio per questo motivo che io amo questo cammino e questo festival.